Trama:

Quali sono le origini delle fiabe che abbiamo ascoltato da bambini mentre, sognando ad occhi aperti, fantasticavamo di principi, scarpette di cristallo e gatti parlanti dai poteri magici? In quest’opera si mettono a confronto tre fiabe di Perrault (“Cenerentola”, “La bella addormentata nel bosco” e “Il gatto con gli stivali”) con le loro controparti italiane, quelle di Gianbattista Basile, tratte da “Lo cunto de li cunti”. Per scoprire che anche le fiabe in realtà nascondono il loro “lato oscuro”.

Le fiabe altrui gradite:

Da bambina ero attratta dal mondo delle fiabe. Penserete che tutti i bambini lo siano ed in effetti è così, ma le fiabe di mia preferenza si distinguevano da quelle delle mie amichette e compagne di gioco: loro preferivano la Sirenetta, la Bella Addormentata nel Bosco, Biancaneve, si mostravano dunque particolarmente legate ad intrecci di belle protagoniste salvate da un principe azzurro con antagonisti a seguito. 

Le fiabe a me gradite:

Le fiabe che mi facevano battere il cuore da piccola invece non avevano protagoniste belle d’aspetto salvate da principi azzurri aitanti, fascinosi e coraggiosi. Piuttosto vedevano trame con protagonisti problematici: esiliati, reietti e in altre parole distinti dai canoni base della società. 

Delle fiabe Disney (per citare un esempio comune e farvi capire meglio i miei gusti) ho sempre apprezzato il Gobbo di Notre Dame, il Re Leone, la Bella e la Bestia, l’accettazione del diverso, sia sociale che inconscia. Fiabe che dalla totale disarmonia dei personaggi, attraverso uno sviluppo inconscio, raggiungevano un finale armonico. 

Leggevo anche molti libri, specialmente nella fase dell’adolescenza, basati sugli stessi principi. 

L’apprezzamento degli antagonisti

Da grande sono arrivata a giustificare anche il comportamento degli antagonisti, raggiungendo la consapevolezza che in vero il termine “lieto fine” non esiste. Gli antagonisti non rappresentano “cattivi incorreggibili”, perché tutto è in mutazione e nulla finisce mai davvero, neanche la speranza per quei soggetti di cambiare.

Si può dire che il “lieto fine” possa essere incontrato al temine di una sfida superata, ma la parola fine si lega ad un periodo complesso che verrà sostituito da un altro, ergo la parola fine non esiste o meglio è periodica. 

Il fatto di attribuire a quelle personalità una natura non mutabile, incorreggibile, ingestibile ha legato a noi un messaggio sbagliato: che le ombre non possono essere contemplate, perché immutabili, ingestibili e incorreggibili ed ecco che così facendo siamo tesi a nasconderle come a nascondere l’unico mezzo che abbiamo per crescere come la loro accettazione e contemplazione.  

L’Altra Metà delle Fiabe:

Questo libro di 120 pagine solleva il Velo di Maya mostrando che il lato oscuro ha da insegnarci qualcosa. In più è meraviglioso per me aver appreso da questo libro che fiabe classiche come Cenerentola, la Bella Addormentata e il Gatto con gli Stivali scritte da Perrault abbiano trovato ispirazione da uno mio corregionale, lo scrittore napoletano Gianbattista Basile (che tra le altre cose porta il cognome della mia nonna materna). 

L’estrazione sociale è un’altra forma di lato oscuro, specialmente la sua demonizzazione. E’ conoscenza comune la diceria della scarso intelletto culturale della mia regione, eppure è stato proprio uno scrittore napoletano ad illuminare le menti del mondo con le fiabe oggi diventate tra le più conosciute globalmente. 

I nomi delle fiabe tra originali e ispirate sono i seguenti:

  • “La bella addormentata” (1697- Charles Perrault ne I racconti di mamma oca. Parigi) / “Sole, Luna e Talia” (1634 – Giambattista Basile ne Lo cunto de li cunti. Napoli). 
  • “Il gatto con gli stivali” (1697 – Charles Perrault. Parigi) / “Cagliuso” (1634 – Giambattista Basile ne Lo cunto de li cunti. Napoli).
  • “Cenerentola” (1697 – Charles Perrault. Parigi) / “Sole, Luna e Talia” (1634 – Giambattista Basile ne Lo cunto de li cunti. Napoli). 

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